Il Bullismo e il Cyberbullismo

A cura della dott.ssa Isabella Prette

Negli ultimi vent’anni, la società ha subito un radicale cambiamento, caratterizzato dall’avvento della tecnologia. La tecnologia ha pervaso totalmente le nostre vite apportando innumerevoli vantaggi ma, allo stesso tempo, numerosi fattori di pericolo.  
Ad esempio, in merito all’utilizzo dei social network, si segnalano almeno due fattori di rischio con riferimento ai soggetti minori. In primo luogo, i social catapultano i soggetti minori all’interno di un mondo relazionale che i genitori controllano con difficoltà; il secondo fattore di rischio riguarda il cd. “controllo sociale”, il quale avviene troppo presto dal momento che i minori postano foto e video controllando continuamente quanti “like” riescono ad ottenere, generando così l’effetto di una continua comparazione con gli altri.  
Questa condotta può generare stati d’ansia e depressione che, nei casi più gravi, portano i minori a compiere veri e propri atti di bullismo digitale. 
Come riportato da un recente studio dell’Università di Torino, oltre il 15% degli adolescenti italiani (ovvero più di uno su sei) ha dichiarato di essere stato vittima di atti di bullismo o di cyber bullismo almeno una volta nella vita. 
Un altro studio condotto dall’Istituto Superiore della Sanità, afferma che il 65% dei ragazzi infra quindicenni teme di essere contattato mediante social network da soggetti adulti.
Sulla scorta di questi dati, è stata varata la L. 29 maggio 2017, n. 71, denominata “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo”.
L’art. 1, comma 2, della predetta legge definisce il cyber bullismo come qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia, il cui scopo intenzionale e predominante è quello di isolare il minore o un gruppo di minori, ponendo in atto un serio abuso, attacco dannoso o la loro messa in ridicolo. 
Più nello specifico, il cyber bullismo consiste in un’azione commessa tramite strumenti telematici finalizzata ad isolare i soggetti minorenni, causando loro un grave disagio di natura psichica attraverso una moltitudine di condotte molto diverse tra di loro: si tratta, infatti, di comportamenti che sono tra loro molto eterogenei. 
Alcune di queste condotte sono del tutto atipiche (si fa riferimento a generiche “pressioni”), altre condotte invece sono riconducibili a fattispecie di reato tipiche (molestia, diffamazione, trattamento illecito di dati personali, furto d’identità).  
La legge n. 71 del 29 maggio 2017 ha l’obiettivo di contrastare il fenomeno del cyber bullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere social-preventivo e attraverso una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori: il legislatore, infatti, ha rifiutato di introdurre un reato specifico di cyber bullismo. 
Il disegno di legge originario prevedeva disposizioni preventive e delineava ipotesi concrete in cui procedere con il c.d. ammonimento da parte del questore nei confronti del cyber bullo. 
Successivamente, al testo di legge veniva aggiunto un ultimo articolo, il quale modificava l’art. 612 bis c.p., introducendo un’ipotesi sanzionatoria autonoma per il caso in cui gli atti persecutori fossero commessi attraverso strumenti informatici e telematici. Veniva descritta la fattispecie di cyberstalking. 
Il 20 gennaio 2017 il testo di legge veniva nuovamente modificato nel contenuto, eliminando l’ultimo articolo introdotto dalla Camera dei Deputati e ritornando, quindi, alla semplice disciplina del cyber bullismo. 
Oggi la materia è stata riformata con la legge 17 maggio 2024 n. 70, denominata “Disposizioni e delega al Governo in materia di prevenzione e contrasto al bullismo del bullismo e cyber bullismo”. Il provvedimento innova ed integra la precedente legge n. 71 del 2017, estendendo l’applicazione delle disposizioni anche ai fenomeni di bullismo.
La finalità della normativa è prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo in tutte le loro manifestazioni mediante azioni di carattere preventivo e con una strategia di attenzione e tutela nei confronti dei minori, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti. 
La legge prevede il potenziamento del servizio di supporto psicologico agli studenti e, tra le nuove forme di prevenzione e contrasto del bullismo negli istituti scolastici, l’adozione di un codice interno. 
L’art. 4 della legge istituisce la “Giornata del Rispetto”, che si celebra il 20 gennaio, in memoria di Willy Monteiro Duarte, giovane vittima di un grave episodio di bullismo: l’iniziativa ha l’obiettivo di consentire all’interno delle scuole l’approfondimento dei temi del rispetto dell’altro, la lotta alla violenza psicologica e fisica e il contrasto verso ogni forma di discriminazione e prevaricazione. 
In materia di provvedimenti applicabili dal Tribunale per i minorenni è introdotta la possibilità per il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, qualora abbia acquisito la notizia che un minore di anni diciotto manifesti irregolarità della condotta o tenga una condotta aggressiva, anche in gruppo e anche per via telematica, di attivare un percorso di mediazione oppure può chiedere al Tribunale per i minorenni di predisporre un progetto di intervento educativo sotto la direzione dei servizi sociali.
A tal proposito, la giustizia ripartiva rappresenta un approccio innovativo nel mondo giuridico e si pone l’obiettivo di riparare il danno e recuperare le relazioni compromesse dal reato invece che infliggere una sanzione: nei casi di bullismo e di cyber bullismo, l’approccio della giustizia riparativa trasforma il conflitto e sana il danno emotivo e sociale subito dalle vittime, favorendo allo stesso tempo la responsabilizzazione dei colpevoli. 
Tra le forme di giustizia ripartiva si colloca la mediazione tra vittima e responsabile; si prenda da esempio il caso del Tribunale per i minorenni di Milano, dove un gruppo di ragazzi adolescenti coinvolti in episodi di cyber bullismo hanno partecipato ad incontri di mediazione con la vittima e ne è derivata la creazione di un progetto educativo volto a sensibilizzare i ragazzi coetanei sul tema. 
Tra le novità introdotte in ambito scolastico dalla legge n. 70 del 2024 si segnala l’incarico ai dirigenti scolastici (i) di nominare un referente per il bullismo e cyber bullismo ad hoc; (ii) di prevedere incontri di formazione contro il fenomeno del bullismo nelle linee di indirizzo del Piano Triennale dell'Offerta Formativa (PTOF). Le famiglie sono, infatti, invitate a partecipare agli incontri di sensibilizzazione sui fenomeni di bullismo e cyber bullismo, favorendo in questo modo una proficua alleanza educativa con il corpo docenti. 
Inoltre, viene istituito un tavolo permanente di monitoraggio a cui partecipano rappresentanti degli studenti, degli insegnanti, delle famiglie ed esperti di settore e viene elaborato, in collaborazione con il referente per il bullismo e il cyberbullismo. Viene altresì elaborato un Regolamento per il contrasto ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo, che prevede programmi di giustizia ripartiva e forme di supporto alle vittime. 
Il Ministero dell’Istruzione si impegna nell’attuazione di un Piano Nazionale di Formazione dei docenti referenti per il contrasto al bullismo e al cyber bullismo, richiedendo a tutti gli istituti scolastici e agli Uffici scolastici regionali l’iscrizione di un docente referente mediante la piattaforma ELISA (E-Learning degli Insegnanti sulle Strategie Antibullismo). 
Le azioni di formazione e prevenzione vengono attuate dalla scuola anche in collaborazione con la comunità educante di riferimento in rete con professionisti esterni, tra cui tecnici, forze dell’ordine, magistratura, prefetture, società ordinistiche e scientifiche. 
Bullismo e cyber bullismo sono due fenomeni prevalentemente sociali, legati a gruppi e a culture di riferimento: pertanto, affrontare il bullismo significa lavorare sui gruppi, sulle culture e sui contesti in cui i singoli hanno avuto origine, operando un’educazione alla responsabilità e alla convivenza, nella cornice di un buon clima di scuola.